Riforma esame avvocato 2026

Riforma Esame Avvocato 2026

cosa cambia davvero (e perché molte notizie non sono aggiornate)

L’esame di abilitazione all’avvocatura sta per cambiare in modo sostanziale. Ma tra proroghe, decreti e riforme annunciate, è facile confondersi. Facciamo chiarezza.

1. Il quadro normativo attuale: cosa prevede oggi la legge

La Legge 31 dicembre 2012, n. 247 (Nuova legge professionale forense), all’articolo 46, stabilisce che l’esame di avvocato debba articolarsi in tre prove scritte e una prova orale, con il solo uso dei codici non commentati né annotati con la giurisprudenza.

Tuttavia, questa disciplina non è mai entrata effettivamente in vigore.
La sua attuazione è stata ripetutamente rinviata, da ultimo con l’emendamento al Decreto Milleproroghe approvato il 13 febbraio 2024, che ha prorogato di un ulteriore anno l’applicazione delle nuove regole.

La Legge di conversione n. 15/2025 del D.L. n. 202/2024 (Milleproroghe) ha fissato l’entrata in vigore delle disposizioni della L. 247/2012 al 2026.
Pertanto, l’esame 2025 si svolgerà ancora secondo il regime transitorio introdotto durante la pandemia, con una riduzione del punteggio minimo per l’ammissione all’orale, misura che entrerà in vigore già nel 2025.

2. Attenzione: molte informazioni online non sono aggiornate

Numerosi siti e portali giuridici continuano a riportare notizie non aggiornate o parzialmente corrette, ancora riferite alle modalità introdotte tra il 2020 e il 2023.
In realtà, la situazione è cambiata con la legge Milleproroghe 2025, che ha confermato un ultimo anno di transizione (2025) e aperto la strada a una riforma complessiva della professione forense.

È dunque errato affermare che l’esame 2026 sarà “quello della legge 247/2012”: a oggi, la prospettiva è ben più ampia, poiché il Parlamento sta esaminando una bozza di disegno di legge delega per la riforma organica dell’ordinamento forense.

3. La prospettiva 2026: verso una riforma complessiva dell’accesso alla professione

La bozza di DDL “Delega per la riforma dell’ordinamento della professione forense” (trasmessa alle Camere nel 2024) introduce una delega al Governo per riscrivere l’intero impianto dell’ordinamento forense, compreso l’esame di Stato.
Il testo prevede che, entro sei mesi dall’entrata in vigore, vengano emanati uno o più decreti legislativi che ridefiniranno:

  • il tirocinio professionale,
  • le scuole forensi e i corsi obbligatori,
  • la struttura e i contenuti dell’esame di Stato,
  • le specializzazioni forensi,
  • e la disciplina delle incompatibilità, degli albi e del potere disciplinare.

Le linee di indirizzo principali sull’esame di Stato

Il DDL delega (art. 2, lett. bb) stabilisce principi chiari che, se attuati, modificheranno in modo significativo la prova:

  • Due prove scritte, redatte in presenza e con videoscrittura, utilizzando codici annotati con la giurisprudenza (e non più “vergini”).
    • Una prima prova: redazione di un parere motivato in materia a scelta (civile, penale o amministrativo).
    • Una seconda prova: redazione di un atto giudiziario nella stessa o in diversa materia.
  • Prova orale unica, articolata in:
    • discussione delle prove scritte;
    • un caso pratico su diritto sostanziale e processuale;
    • quesiti in diritto processuale civile e penale;
    • quesiti in diritto sostanziale (civile, penale o amministrativo);
    • ordinamento e deontologia forense;
    • due ulteriori materie a scelta tra amministrativo, commerciale, costituzionale, del lavoro, dell’Unione europea, tributario o ecclesiastico.

La composizione delle commissioni d’esame dovrà garantire la presenza di avvocati, magistrati e docenti universitari, con maggioranza di avvocati.

4. Un modello più omogeneo, digitale e meritocratico

Il testo prefigura un ritorno alla prova scritta tradizionale, ma con elementi di modernizzazione:

  • utilizzo della videoscrittura in presenza (superando la scrittura a mano o la prova telematica d’emergenza);
  • criteri di valutazione uniformi su scala nazionale (chiarezza, rigore argomentativo, capacità di risolvere problemi giuridici concreti);
  • valorizzazione della capacità argomentativa e interdisciplinare;
  • maggiore integrazione tra formazione e pratica, grazie a scuole forensi accreditate dal CNF.

Il sistema appare quindi orientato a superare l’impianto emergenziale post-pandemia e a restituire all’esame una funzione selettiva ma coerente con la realtà professionale.

5. Che cosa significa per i praticanti

Se il disegno di legge delega sarà approvato entro il 2025, i decreti attuativi potrebbero entrare in vigore a partire dal 2026, coincidente con la fine della proroga del regime transitorio.
In tal caso, il nuovo modello d’esame potrebbe essere ibrido:

  • mantenere la struttura a due prove scritte + orale,
  • ma con nuove modalità di redazione e valutazione,
  • e un tirocinio di 18 mesi, comprensivo di corsi obbligatori e prova finale di idoneità.

Questo scenario richiederà programmazione anticipata da parte dei candidati

Le persone hanno chiesto anche:

La bozza di riforma dell’ordinamento forense prevede due prove scritte e una prova orale.
Le prove scritte consisteranno nella redazione di un parere motivato e di un atto giudiziario, in materie a scelta tra diritto civile, penale e amministrativo.
La prova orale comprenderà la discussione delle prove scritte, la soluzione di un caso pratico e una serie di quesiti in diritto sostanziale, processuale e deontologia forense.

No. Una delle novità più rilevanti del nuovo modello d’esame è l’introduzione della videoscrittura obbligatoria in presenza.
Le prove non saranno più redatte a mano ma digitate al computer in aula, con sistemi di videoscrittura controllata.
L’obiettivo è assicurare maggiore leggibilità, uniformità e tracciabilità delle prove, mantenendo comunque la sede fisica d’esame.

Il tirocinio forense durerà 18 mesi e comprenderà la frequenza obbligatoria di scuole forensi accreditate dal CNF o corsi universitari convenzionati.
Sarà previsto un esame finale di idoneità, necessario per il rilascio del certificato di compiuta pratica e per l’accesso all’esame di Stato.
La riforma punta a uniformare la formazione e a rafforzare la preparazione pratica e deontologica dei futuri avvocati.

Le commissioni d’esame saranno composte da avvocati, magistrati e professori universitari, con una maggioranza di membri avvocati.
Il DDL delega introduce criteri nazionali di valutazione basati su chiarezza espositiva, rigore metodologico, capacità argomentativa e coerenza giuridica delle soluzioni proposte.

L’esame 2025 si svolgerà ancora secondo le modalità transitorie introdotte negli anni successivi alla pandemia.
Il modello riformato, atteso dal 2026 in poi, prevede invece prove scritte in videoscrittura, criteri uniformi di valutazione, e una formazione propedeutica più strutturata, integrata nel nuovo ordinamento forense.

Al momento (Ott 2025)  c'è una sola prova scritta (atto giudiziario in materia a scelta tra diritto civile, penale ed amministrativo), mentre nel 2026 ci saranno due prove scritte (1 parere motivato ed 1 atto giudiziario entrambi in materia a scelta tra diritto civile, penale ed amministrativo).

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