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È sempre colpa dell’arbitro!

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Allora?

Eh … purtroppo non è andata!

Mi dispiace, ma ho visto che le percentuali degli ammessi nella Corte non sono alte…

Infatti e poi secondo me neanche hanno letto, perché alcuni che sono stati promossi avevano fatto il mio stesso atto e alla fine ci eravamo confrontati: le stesse cose … avevamo detto le stesse cose e avevamo concluso nello stesso modo

“…”

E allora? perché loro sono passati e io no?

Spesso, questa è la reazione di chi non supera lo scritto dell’esame d’avvocato; comprensibile la delusione, ma attribuire ad altri la responsabilità serve solo a stare meglio (forse), ma non a capire perché la prova non è stata superata.
Ci dispiace per la tua amica, ma credi: le prove vengono lette con attenzione dalla commissione, che nell’effettuare la valutazione deve anche seguire particolari criteri indicati dalla legge.
Il punto è che non si supera l’esame solo indicando norme pertinenti e scrivendo conclusioni corrette, ma convincendo la commissione della tua preparazione sull’argomento della traccia e costruendo un atto che abbia una struttura corretta, segua una logica e appaia fondato anche sotto il profilo probatorio.

Come arrivarci?
Vediamolo insieme.

Occorre prepararsi adeguatamente, considerando le indubbie difficoltà a cui la prova ti mette davanti:

  • orientarsi nella traccia, per capire di cosa si parla (in termini giuridici) e cosa guardare sul codice
  • usare efficacemente gli strumenti a disposizione
  • comporre un atto giudiziario con cui, spesso, non si ha confidenza.

Per superare l’esame, quindi, non serve una preparazione solo teorica né un esercizio esclusivamente pratico di redazione di atti; occorre un esercizio mirato e calibrato che sia costruito “su misura” per la prova scritta.

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Perché quando si perde, non è mai solo colpa dell’arbitro!